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Le ipotesi per contrastare il rischio d'impatto
La minaccia degli asteroidi: gli scienziati cercano un piano per salvare la Terra Washington, vertice mondiale delle Agenzie spaziali. Sono più di 4 mila e 800 potrebbero colpire il pianeta MILANO—Nella prima settimana di febbraio due asteroidi del diametro di 30 e 180 metri hanno sfiorato la Terra da una distanza circa cinque volte quella della Luna. Il 31 marzo prossimo un bolide celeste della stazza di due chilometri transiterà appena più lontano: otto volte la distanza Terra- Luna. Ma nel luglio dell’anno scorso il corpo «XP14» ha sfiorato addirittura l’orbita lunare sfrecciando alla velocità di 17 chilometri al secondo tanto che, in gran fretta, la Nasa radunava i migliori esperti interni e di numerose università in Colorado per valutare l’allarmante situazione. «Ci rendiamo sempre più conto di quanto sia vera e poco considerata per il nostro pianeta la minaccia rappresentata da asteroidi e comete—avverte David Morrison del centro Ames della Nasa in California —. Non si tratta di un’esagerazione cinematografica raccontata da film come Armageddon e Deep Impact». Per questa ragione a Washington i rappresentanti delle maggiori agenzie spaziali stanno discutendo come definire un piano d’azione per convincere i vari governi a condividerlo e insieme sostenerlo. «Il pericolo non riguarda soltanto una nazione ma l’intero pianeta », aggiunge Morrison. E quanto sia realistico lo dicono i dati del censimento «Spaceguard Survey» in fase di conclusione da parte della Nasa e presentati qui nella capitale. I cosiddetti Neo (Near Earth Object)piccoli o grandi, scoperti su un’orbita che si avvicina alla Terra sono 4.566. Di questi, ben 704 superano il diametro di un chilometro. Dall’elenco, però, emerge l’inquietante «lista rossa» dei Potential Hazardous Asteroids (Pha) la quale segnala la presenza di 804 asteroidi più grandi di cento metri che potrebbero con una piccola variazione d’orbita caderci addosso. Su di loro sono puntati gli occhi delle agenzie spaziali. ■ La mappa dei possibili impatti Ma per la verità con scarso effetto finora. Gli americani si dimostrano i più sensibili, se non altro perché la Nasa nel 1998 dava il via alla ricognizione Spaceguard Survey, la prima che cercava di valutare la reale minaccia cercando di sapere quanti fossero i corpi superiori al chilometro che si avvicinavano a noi. Il loro numero è ora stimato in circa 1200, tra i quali ci sono, appunto, i 704 già identificati. Ma, oltre la nota catastrofe che estinse i dinosauri, se si pensa che il bolide arrivato nel 1908 nel cielo siberiano di Tungusta (di cui ancora si vedono le conseguenze) aveva un diametro di appena 50-100 metri, ha la capacità di distruggere una metropoli, oppure che l'asteroide Apophis (taglia di 390 metri) in rotta di collisione con la Terra per il 2036 cadrebbe con la potenza devastatrice di centomila volte l’atomica di Hiroshima, si capisce che la minaccia celeste deve essere vista con maggiore dettaglio. Per questo il Congresso americano ha chiesto alla Nasa di approfondire la sua indagine per scovare entro il 2020 il 90 per cento degli oggetti cosmici con un diametro di appena 140 metri. In Europa sono state effettuate valutazioni da parte degli astronomi britannici e l’Ue negli anni scorsi aveva «certificato » il problema degli asteroidi senza tuttavia dar seguito al pronunciamento. L’agenzia spaziale europea Esa ha condotto degli studi di missioni ma l’argomento è rimasto sulla carta. Da Washington si spera escano argomenti convincenti per affrontare il tema degli interventi e, soprattutto, trovare la chiave politica in grado di avviare le possibili soluzioni, magari attraverso le Nazioni Unite come è stato proposto. «La questione si può considerare definita scientificamente almeno a grandi linee — nota Giovanni Valsecchi, esperto di asteroidi dell’Istituto Nazionale di astrofisica —. Ciò che serve stabilire adesso è la catena delle responsabilità, creando un’agenzia soprannazionale che coordini l’eventuale emergenza e avvii azioni concrete per passare dalle molte parole ai fatti». Giovanni Caprara 05 marzo 2007 fonte:
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La scoperta importante in previsione di una difesa attiva
Asteroidi più pericolosi per la Terra con il «motore» solare naturale Misurato per la prima volta l’effetto «Yorp» che imprime agli insidiosi corpi celesti impulsi rotatori piccoli ma efficaci Gli asteroidi hanno una specie di motore naturale, alimentato dall’energia solare, che può deviarli dalla loro orbita, a dispetto della legge di gravità, e magari farli avvicinare pericolosamente alla Terra più di quanto sia legittimo prevedere. La prova di questo fenomeno, sospettato da lungo tempo, è arrivata dopo una serie di minuziose osservazioni su alcuni piccoli asteroidi -condotte indipendentemente da gruppi di scienziati americani e europei- e ora pubblicate sulle riviste Science e Nature. «E la prima volta che riusciamo a evidenziare il fenomeno, battezzato "YORP" dalle iniziali dei quattro scienziati che l’avevano ipotizzato anni fa, grazie alle osservazioni che abbiamo effettuato sul piccolo asteroide 2000 PH5 di appena cento metri di diametro, dotato di un movimento rotatorio attorno al proprio asse», spiega Stephen Lowry, della Queen’s University di Belfast. All’origine dell’effetto YORP ci sono i raggi solari che illuminano l’asteroide, riscaldandolo in maniera disomogenea, in funzione delle caratteristiche chimiche e fisiche della sua superficie. COME FUNZIONA - La radiazione riflessa dall’asteroide verso il gelido spazio interplanetario, conferisce un piccolo impulso al corpo che, nel corso degli anni, può essere tanto rilevante da alterare le sue caratteristiche rotazionali e anche la stessa orbita. Nel caso di ‘2000 PH5’, che compie giro su se stesso ogni 12 minuti, l’effetto YORP sta rallentando la rotazione di una piccolissima quantità: un millisecondo l’anno. «Ma in altri casi l’effetto può essere di accelerazione, al punto che l’asteroide comincia a girare così velocemente su se stesso da spezzarsi in due o più parti», aggiunge Mikko Kaasalainen, dell’Università di Helsinki, che ha studiato lo stesso fenomeno sull’asteroide 1862 Apollo, notando che un pezzo si è già staccato e ora orbita attorno al corpo come una piccolissima luna. Effetti di questo tipo portano gli specialisti a diffidare dell’avvicinamento di asteroidi come Apophis, che nel 2036 si porterà a poche decine di migliaia di km dal nostro pianeta. Infatti, anche se oggi questa appare una ‘distanza di sicurezza’ e le probabilità di un impatto con la Terra sono remote (attualmente c’è una sola probabilità su 45.000 che si verifichi il temuto impatto), c’è sempre il rischio che nei prossimi anni la situazione possa peggiorare a causa di una "spinta" non gravitazionale dovuta al piccolo ma insidioso effetto YORP. L’osservazione di 2000 PH5 –tengono a sottolineare altri due studiosi, Jean-Luc Margot e Patrick Taylor della Cornell University (Ithaca, New York)–- è stata fatta con il grande radiotelescopio di Arecibo, Portorico, e ci ha permesso di ricostruire la strana forma (che ricorda un dente molare) e la dinamica del piccolo corpo celeste. Franco Foresta Martin 08 marzo 2007 fonte:
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